Idromele di Corbezzolo

Nel periodo del Rinascimento il corbezzolo era considerato "pianta nazionale" perché in autunno sui suoi rami convivono allo stesso tempo i tre colori della bandiera italiana: il verde delle foglie, il bianco dei fiori e il rosso delle bacche. È a tal proposito che il poeta Giovanni Pascoli gli ha dedicato un'ode.

“O tu che, quando a un alito del cielo
i pruni e i bronchi aprono il boccio tutti,
tu no, già porti, dalla neve e il gelo
salvi, i tuoi frutti;

e ti dà gioia e ti dà forza al volo
verso la vita ciò che altrui le toglie,
ché metti i fiori quando ogni altro al suolo
getta le foglie;

i bianchi fiori metti quando rosse
hai già le bacche, e ricominci eterno,
quasi per gli altri ma per te non fosse
l’ozio del verno; ….”

da Al Corbezzolo – Ode di G. Pascoli

Gli antichi invece, vedevano nella particolarità della pianta di fiorire e di fruttificare contemporaneamente all’inizio dell’inverno il compimento del ciclo della Natura; per tale motivo la pianta era simbolo d'immortalità e quindi di buon augurio!
Il corbezzolo o, come già lo definiva Plinio, Arbutus Unedo, (un riferimento alla frase latina: “unum tantum edo", detta da Plinio Il Vecchio, ovvero: "ne mangio uno soltanto", riferendosi al sapore acidulo e astringente di questa bacca), è tipico elemento della macchia mediterranea, in cui può risultare del tutto dominante. In Italia è diffuso allo stato spontaneo negli areali del centro-sud (Lazio e Toscana), nelle isole (Sardegna) e in alcune zone dell’Umbria (lago di Corbara) ove è ugualmente possibile produrne. La produzione, dunque, è rara e la resa è fortemente influenzata dalle condizioni climatiche all'epoca della fioritura piuttosto avanzata (ottobre- gennaio) che limita la produzione di mieli uniflorali alle zone dove l'attività di raccolta da parte delle api è possibile anche in autunno-inverno. Il miele di corbezzolo è caratterizzato da uno spiccato sapore amaro che ne costituisce la peculiarità e che, assieme alle ridotte quantità e alla stretta localizzazione della produzione, ne fa il miele con più alto valore commerciale.

Va servito e consumato per una maggiore gradevolezza fresco (tra i 6 e gli 8 C°). Per percepirne le fragranze è consigliabile roteare il bicchiere – meglio se a stelo lungo (il suo bicchiere è quello a tulipano in uso anche per i passiti), così da non alterarne la temperatura ed evitare che l’odore della pelle possa contaminare il suo -, e di procedere con brevissime inalazioni così che l’odore dell’alcol non inibisca la mucosa olfattiva abbassandone la soglia di percezione. Esattamente come faremmo col vino!
Altresì per comprendere la varietà del suo profumo, lo si sente anche a bicchiere fermo per dare modo alle sostanze volatili meno veloci di essere percepite. Gesto questo preferibile più per quelli invecchiati in cui sono protagonisti i profumi terziari.
In linea generale: in un idromele giovane (dai 4 ai 14 mesi), il profumo predominante è quello fresco e floreale di un bouquet e del miele; contrariamente in un idromele invecchiato il sentore della freschezza florale viene mitigata dal tempo che sviluppa un odore più liquoroso.

Esame visivo
Colore da nocciola a marrone con tonalità rossastre.

Esame olfattivo
Profumo intenso, molto caratteristico; pungente, amaro e muffato.
Esame gustativo
Gusto liquoroso, poco dolce e piuttosto amaro, marcatamente aromatico; di foglie di edera, di fondi di caffè, di erbe amare e muschio. Lievemente astringente appena prima di rilasciare l’aroma intenso e persistente; retrogusto torbato.

 
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